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I MULINI

MulinoIl territorio di San Vittore Olona fu abitato sin dal periodo romano, a partire dal I sec. d.C, come testimonia il ritrovamento di numerosi reperti ora conservati al Museo Civico Sutermeister di Legnano.

E’ certo che San Vittore Olona, per la presenza del fiume e per la vicinanza a battute vie di comunicazione, ha visto nei secoli l’insediamento di molte civiltà, ma il primo documento dove si cita S.Vittore, appartenente alla Pieve di Parabiago, riporta la data 1441. E’ questo il periodo in cui venne eretta la chiesetta di Santo Stefano, a baluardo protettivo voluto dalla popolazione per le epidemie di peste che dilagavano nella zona.

I pregevoli affreschi della piccola cappella sono stati attribuiti a Gian Giacomo Lampugnani. L’economia, prevalentemente agricola, ha lasciato ancora oggi tracce nei mulini a pale che si ritrovano sul corso dell’Olona e che hanno ispirato Giovanni Maleba a fondare nel 1933 la "Cinque Mulini": la prerogativa della nota corsa campestre è proprio il particolare tracciato, che si sviluppa anche attraverso i locali dei mulini, un tempo adibiti alla macinazione del grano.
Ancora oggi i corridori di ogni nazione sfiorano, nel percorso, l’ultima macina funzionante.

Il più antico documento che facci riferimento a un mulino situato nella zona di San Vitore olona porta la data del 1043. il proprietario era Pietro Vismara. Non è facile stabilire come e quando i mulini sorsero lungo il corso dell’Olona.

Antico MulinoE quanti. I mulini erano macchine conosciute dagli Egizi, dagli Assiri, dai Cinesi. Una pala di mulino venne ritrovata in Italia, in uno scavo in Campania, e data al I sec. d.c. ne fece menzione Vitruvio, che visse dal 30 a.c. al 14 d.c.I mulini sorgevano logicamente lungo i corsi d’acqua, e il numero dei mulini messi in opera avevano naturalmente un importantissima funzione di sviluppo dell’economia dei luoghi lungo i quali erano dislocati.

Il mulino del 1043, di cui si parla nei documenti riguardanti la zona di San Vittore, passò probabilmente nel 1450 a Gia Rodolfo Vismara, dietri lascito del bisnonno. Era in località Cogonzio, nelle vicinanze della distrutta chiesetta di San Bernardino e Castagnate.L’importanza dei mulini divenne determinante. Chi riusciva ad impadronirsi di un mulino, o di molti mulini, poteva assicurarsi il dominio delle terre circostanti, coltivate a grano. Durante le guerre sociali, conservare o perdere i mulini equivaleva a conservare o a perdere un territorio.

Così la valle dell’Olona si costellò di castelli, affidati generalmente a nobili possedenti locali, che si assumevano il compito di provvedere alla difesa dei mulini in tempi di sconvolgimenti.. infatti ogni mulino possedeva anche il maglio da fabbro, usato per la produzione di armi bianche.
L’importanza che i mulini assumevano durante le guerre è testimoniata da una citazione dello storico milanese Prato.
Nel 1510 un esercito svizzero scese dal Canton Ticino per raggiungere Milano.Si trattò di una battaglia marginale vinta con l’arresto dei mulini. Ciò non impedì che altre numerose battaglie evitassero la caduta della Signoria Sforzesca, sopraffatta dalle onde di contendenti alla Lombardia.

Nel 1772 fu fatto un altro censimento più particolareggiato di tutte le prese d’acqua e di tutti i mulini che vanno da Olgiate fino a Canegrate.Da questo censimento estraiamo le notizie che descrivono in modo molto esauriente i mulini del territorio di San Vittore:

  • Il mulino n.51
    Seguendo il ramo si sinistra dell’Olona troviamo questo mulino; nel 1772, come abbiamo visto, il mulino era segnato di proprietà del Conte Gio Durini ed il molinaro era Francesco Bianchi. Purtroppo nulla è rimasto perché i vari proprietari vi hanno apportato numerosissime modifiche trasformandolo do volta in volta a seconda delle loro esigenze di lavorazione sino ad essere da ultimo inserito in uno stabilimento industriale. La distruzione di tutto fu eseguita dall’ultimo proprietario, il Cotonificio di Villacortese.

  • Il mulino n.55
    E quello che seguirà sono oggi nel territorio di San Vittore , mentre una volta il secondo era sotto Legnano.
    Essi hanno una disposizione simmetrica su una nuova biforcazione dell’Olona in due rami che fa seguito quella a quella ricognizione che chiude l’isola su cui Ottone V costruì il castello nel lontano 1230 circa.
    All’epoca dei frati agostiniani, che Ottone Visconti aveva introdotto in questa sua proprietà di Legnano, due o più mulini erano posti in suo godimento, ed è da supporre fossero questi due. Confiscati ad Ottone Visconti avvennero diversi passaggi, dai fratelli Torrioni ai ai Lampugnani fino al 1772 quando divennero di proprietà del nobile Conte Prata G.Il mulino contrassegnato nel censimento del 1772 nel 1960 era di proprietà del molinaro Carlo Meraviglia di Antonio, che lo esercitava regolarmente.

  • Il mulino n. 56
    Si trova sul ramo destro dell’Olona accostato al n. 55; per una sequenza genealogica esso è passato dal Conte Prata al Comm. Francesco Melzi e successivamente in possesso di mugnai esercenti in proprio. Attualmente (1960) è in proprietà dei cugini Cozzui Luigi, primo e secondo che lo esercitarono personalmente. E’ tipica in questo mulino la disposizione concisa del piccolo complesso. La passerella d’arrivo coperta, sotto la quale l’acqua corre dalle ruote disciplinata dalle paratoie, ed ancora veloce percorre, percorre le spaziere e raggiunge il letto inferiore; un portichetto, cumulativo per le visite ed i carri che portano e ritirano dal locale molatorio, è regolarmente ornato da un grande affresco religioso , con lucernetta e fiori sul davanzalino munito di drappo; si trova poi il locale molitorio e contiguo a questo è il locale di soggiorno del mugnaio e famiglia. In questo locale il mugnaio ha conservato un simpatico aspetto campagnolo con il classico caminoper il fuoco a legname e l’arredo tipicamente rustico.

Corsa dei 5 muliniLa corsa dei Cinque Mulini è una vicenda “civile”, è nata appunto come anelito di civiltà contadina, sviluppatasi poi in un contesto industriale che, non dimenticando le origini, tendeva in un certo senso a rendergli grazie. Un modo come un altro per celebrare e ricordare le scaturigini.

La Cinque Mulini divenne nacque come modesta gara paesana e toccò il vertice della specializzazione sportiva.
L’idea dei Cinque Mulini venne ai fratelli Malerba, in particolare a Giovanni Malerba, uomo d’industria e uomo di sport, dopo aver visto i Sette Campanili alla Cavaria e il Cross dell’Epifania di Cesano Maderno, alle Groane.
Allora i giovani di San Vittore erano riuniti nel Club della Gazzetta, fondato nel 1927: avevano la maglia color rosa della “Gazzetta dello Sport”.
L’altro sodalizio sanvittorese era il Club Ciclistico San Vittore Olona, fondato nel 1906. i due club si fusero, e si diede il via alla Cinque Mulini.

Superati i duri anni del secondo conflitto mondiale, soci e dirigenti dell’Unione Sportiva San Vittore Olona 1906 si trovarono con immutata passione, ma con entusiasmo maggiore e con il desiderio di dimenticare le tristi esperienze del passato.Apparve vivo il desiderio di ridare alla “Cinque Mulini” quel risalto che gli anni di guerra sembravano aver appannato.

Già allora si pensava ad una manifestazione di carattere internazionale, ma le disponibilità finanziarie erano talmente scarse da fare accantonare ogni progetto.Nel 1953, i tempi sembrarono maturi, sempre sotto la spinta dell’indimenticabile Giovanni Malerba, che fino all’ultimo si dedicò con tutte le sue forze a quella che giustamente considerava una creatura sua.

I primi a rispondere all’appello lanciato dal sodalizio giallo-rosso furono gli svizzeri, e Stabuli, classificandosi al secondo posto, dietro l’azzurro Conti, fu il primo straniero ad iscrivere il suo nome nel libro d’oro della competizione.
Da allora, nell’arco di circa un trentennio, molto cammino è stato fatto e la “Cinque Mulini” è diventata una delle più importanti competizioni crossistiche mondiali.
Il primo vincitore venuto d’oltre confine fu Hamed Labidi, tunisino, primo dell’anno 1954.
Questi i primi timidi passi in campo internazionale.
E nell’anno 1957 ogni titubanza scomparve.Come tutti gli avvenimenti che richiamano masse di persone, come una sfilata, un corteo, un comizio, anche una manifestazione sportiva che richiami folla è un fatto di spettacolo.

DIETRO LA FACCIATA Così, la Cinque Mulini è ormai da tempo divenuta una rappresentazione, in cui, se gli atleti costituiscono gli attori e la loro corsa il filo conduttore, il tema della rappresentazione, le migliaia di spettatori disseminati lungo il percorso, segnandone il tracciato con due ininterrotte siepi umane, divengono parte quasi preponderante dello spettacolo, quasi l’essenza.

vincitoreTutto lo spettacolo segue un rituale preciso, dettato dagli anni: gli sportivi, richiamati da un cartellone ricco di attori famosi, e i non sprtivi, i curiosi, sollecitati dal fascino di una tradizione che ha ininterrottamente attraversato gli anni, senza soste, fin dal lontano 1933.
Tutti accorrono per tempo, ore prima che la gara abbia inizio, sul percorso, disputandosi i migliori posti di osservazione, le tribune di privilegio nei punti chiave, lungo le rive dell’Olona e attorno ai mulini.

La corsa costituisce dunque il filo conduttore che lega tutti, unisce attori e spettatori, e i momenti che precedono la partenza delle gare in programma sono come un grande caldo abbraccio, carico di apprensioni, di sollecitazioni e di attese.

Al nervosismo interno non espresso dagli atleti, e a fatica simulato, si contrappongono le raccomandazioni urlate dai genitori e dagli accompagnatori degli atleti più giovani, tese ed ammorbidite le esuberanze, e che si mescolano agli ordini gridati dagli organizzatori e ai pronostici degli esperti, sussurrati invece a bassa voce per timore di successive smentite.

Poi tutto incomincia, con la sfilata delle Navazioni, con l’avvampante applauditissima fanfare dei Bersaglieri, con le operazioni del via, con gli annunci di “arrivano!” che percorrono il serpente di folla precedendo i concorrenti, con gli incitamenti, con le manine agitate davanti alle telecamere, e il trionfale applauso al vincitore, la premiazione, la consegna delle medaglie d’oro, argento e bronzo ai primi tre classificati, le coppe.

Questa è la facciata, per tutti visibile della Cinque Mulini. Ma dietro questa facciata vi è il duro e costante impegno dell’U.S.S.V.O.
Terminata, l’organizzazione riprende a lavorare per la successiva edizione. Si stabilisce la data in base al calendario internazionale, si intrecciano contatti con le federazioni, con gli atleti, tenendo sempre un occhio sui risultati che si susseguono nel corso dell’estate, spedendo osservatori alle manifestazioni più importanti: le Olimpiadi, la Coppa del Mondo, il Cross delle Nazioni.

Roggia molinara:
è la roggia ricavata di fianco al fiume per l’impianto di uno o più mulini; il livello del suo corso è solitamente disciplinato da uno stramazzo.

Nervile:
è l’opera in molatura o in sasso; attraverso alla roggia molinara che serve alla distribuzione dell’acqua sulle ruote idrauliche a mezzo di bocche.

Bocche:
le bocche al servizio delle ruote idrauliche sono costituite di soglia, stive, cappello in pietra, e sono munite di paratoia.

Spazzera:
nel gergo normale del fiume Olona è la bocca di scarico al nervile. Nel caso di arresto d’esercizio la spazzera deve restare aperta per dare sfogo all’acqua. Durante l’esercizio delle ruote la spazzera deve restare chiusa.

Bocche irrigatorie:
sono aperture di dimensione e di altimetria prefissate, intercettabili con paratoia secondo orario prefisso.

Rodigine d’acqua:
è il volume d’acqua che in passato si riteneva capace di azionare utilmente una ruota idraulica di vecchio tipo, in legno, pale radiali e piane.

Mulini doppi:
sono così denominati quei mulini costituiti da due distinti opifici fra di loro a prospetto sulla medesima roggia molinara e da questa divisi.

Molazza:
è una pesante ruota in sasso per macinare o infrangere steli del grano per ridurli a letto o foraggio degli animali. Essa è generalmente comandabile alternativamente con un mulino mediante ingranaggi ed innesto.

Industria cotoniera dell'acqua Dopo circa settecento anni di vita, i mulini incominciarono a scomparire. Dal 1800 in poi, i mulini che sorgevano nel Legnanese vennero gradualmente inglobati nelle aziende che stavano sorgendo ad iniziativa dei pionieri dell’industria cotoniera: Cantoni, Bernocchi, Dell’Acqua.

Le industrie si installarono lungo il corso del fiume, necessitando di forza motrice che all’inizio poteva essere fornita anche dall’acqua.

Le industrie demolirono quindi gli impianti nati per la molitura, e li sostituirono con le più razionali ruote idrauliche, e caldaie del tipo Jonvall. Franco Tosi aveva impiantato una sua attività, la società Tosi, Cantoni, Krumm, destinata a fornire i macchinari necessari alle nascenti industrie.
Scomparvero di conseguenza i mulini da grano legnanesi, che erano sette.

Tessitura ViscontiResistettero i mulini “sotto al castello”, cioè quelli in territorio sanvittorese, che negli ultimi settant’anni si trasformarono di volta in volta in macinatori di grano, di sassi, e d’altro ancora.